sabato 10 novembre 2012

Circa quella notte nella foresta... parte II


(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: ecco a voi il seguito della storia parallela del nostro PM! Il mistero s'infittisce e qualcosa di terribile potrebbe accadere a breve! Cosa succederà? Non vi resta che leggere!)

di PM

Era immerso nel buio, il freddo e le tenebre erano le uniche cose che che rimanevano del mondo. Era vagamente cosciente di non essere solo un pensiero, che da qualche parte un corpo piccolo e rattrappito giaceva immobile, ma non aveva nessun controllo su di esso. Poteva pensare, ma anche i pensieri erano congelati, si muovevano con lentezza e non era più sicuro di riuscire a distinguerli uno dall’altro.
Il tempo non esisteva, c’erano solo il gelo e il buio.
Vieni”
Un pensiero estraneo prese forma nel nulla che lo circondava.
Vieni”
Conosceva quella voce, pensò, l’aveva già sentita in passato. Veniva da molto, molto lontano.
Si rese conto che c’era qualcosa nel buio, sentiva una presenza grande e calda che cercava di avvicinarsi e da qualche parte in lontananza poteva vedere il punto bianco da cui proveniva la voce.
Vieni”
“Non posso” pensò ”non posso muovermi” L’esile corpo intorno a lui non aveva nemmeno la forza di trascinarsi.
Poi qualcosa gli sfiorò la mano, era morbido e caldo e annaspando con le dita riuscì a toccarne la pelliccia.
Vieni”
Ora che le mani erano più calde, si aggrappò con disperazione a quell’unica cosa che poteva distinguere dal nulla. Un po’ facendosi trascinare, un po’ tirandosi su con le braccia scarne riuscì a salire sul dorso della creatura e si strinse con tutte le forze al collo possente, lasciandosi trasportare verso il punto lontano da cui la voce lo chiamava.
Sotto di lui la pelliccia si faceva più calda, e mentre risalivano verso la luce la anche velocità andava aumentando.
Il calore continuava a salire e il buio gli fischiava nelle orecchie, la pelliccia divenne fiamma e avrebbe voluto gridare, ma la voce si perdeva dietro di loro, e quando ormai anche la sua coscienza era sul punto di incenerirsi, toccarono la luce, e svanirono come vapore.
Il Falco si svegliò di soprassalto, sgranando gli occhi verso il cielo plumbeo. Si sentiva come risalito in superfice dopo essere quasi annegato, e prese un respiro profondo, come chi non lo fa da tempo. Subito prese a tossire per il dolore al petto.
- Co... cosa è successo? – chiese, con la voce rotta dai colpi di tosse.
- Sei morto, Falco, e stavolta sul serio – gli rispose il Nano, inginocchiato di fianco a lui. Erano ancora nella Foresta, si rese conto, e pioveva.
- Non è stato semplice questa volta riportarti fra di noi - gli sorrise l’Orso, in piedi di fronte a lui. Il Falco strinse gli occhi per mettere a fuoco il viso dell’uomo, e fra le linee del sorriso notò i pesanti segni della stanchezza. - Senza di lei forse questa volta non ce l’avrei fatta – aggiunse, indicando con un cenno della testa la Serpe, che stava in piedi al limite della piccolo radura, con un braccio fasciato e legato al corpo. Il Falco corrugò la fronte e cercò di mettersi a sedere.
- Non ti preoccupare per lei... - disse l'Orso – piuttosto, di questo – aggiunse con uno sguardo cupo, appoggiando una delle sue mani enormi sul suo braccio sinistro – come ti senti? -
Il Falco ruotò la testa e un improvviso conato di vomito lo fece sobbalzare. Il suo braccio sinistro era di un colore malsano, scuro e grinzoso, come quello delle salme delle catacombe sotto il palazzo reale. Distolse lo sguardo di scatto e chiese ancora – Cosa è successo? Dov'è quella creatura? -
- Se ne è andata... – spiegò il Nano - pensavo che avrebbe attaccato anche te, invece ha continuato a camminare come se non tu ci fossi.. poi ti ha attraversato, te e l'albero, ed ha continuato nel bosco... – 
- Attraversato? – chiese il Falco con voce roca, muovendo lentamente il braccio scurito davanti al viso - Era uno spettro? -
- No, no... - il Nano abbasso' lo sguardo, cercando le parole per spiegare quello che era successo – Ti è entrato dentro , ed è uscito dall'altra parte, e poi ha fatto lo stesso con l'albero, guarda -
Il Falco si giro' con fatica verso il grande albero che stava alle sue spalle.
- Qui – indicò il Nano. A metà del tronco c'era una macchia scura, grande circa come un uomo, che si allargava su tutta la meta' sinistra della pianta. La corteccia era caduta, e il colore aveva un che di malato.
Il Falco abbassò di nuovo lo sguardo sul suo braccio, e sentì il cuore fermarsi.
- E dov'è ora? – chiese dopo aver preso un respiro profondo
- L'ho seguita per un po, in direzione del campo dei briganti – intervenne l'Orso, appoggiandosi con la schiena all’albero, e lasciandosi scivolare fino a sedersi - ma poi ha preso a piovere, e ho perso le tracce... è come se fosse svanita – concluse estraendo una fialetta dalla bisaccia e bevendone il contenuto tutto d'un fiato.
Il Falco si guardò le mani per un lunghissimo istante, come non fossero le sue, poi si alzò in piedi a fatica, cercò i lunghi guanti di pelle che teneva nel bagaglio e cominciò a infilarseli, cercando di coprire alla vista quel braccio malato.
- Dobbiamo andare a cercarlo – disse infine, senza alzare lo sguardo.
- Falco – cominciò il Nano, mettendogli una mano sul braccio – non penso che tu… -
Il Falco si ritrasse di scatto, afferrandogli il polso con la destra.
- Dobbiamo trovarlo – disse con un filo di voce, gli occhi arrossati e il viso cinereo.
Sulla piccolo radura scese il silenzio, l’unico movimento era il filo di fumo del tabacco che l’Orso si era acceso nel frattempo.
Poi un sussurro arrivò alle orecchie di tutti – Ha ragione il Falco, dovremmo cercarlo – disse la Serpe, che era rimasta immobile e in silenzio fino a quel momento – se veramente stava andando al campo dei briganti, la principessa potrebbe essere in pericolo. Nessuno laggiù puo' opporsi a quella cosa, nemmeno Von Braun – aggiunse. La maschera dalle fattezze mostruose le copriva solo metà del viso, lasciando visibili la bocca e il collo, segnato da lividi violacei.
- Se e’ per quello, nemmeno noi potremmo fare qualcosa – intervenne il Nano – tu più di tutti hai visto di cosa è capace quella creatura.. –
- Non sto dicendo di scontrarci di nuovo – sussurrò la Serpe – possiamo limitarci a portare via la principessa, se necessario –
Il Falco lasciò il braccio del Nano, e cominciò a raccogliere le sue cose sotto la pioggia – Io vado – disse.
L’Orso si rialzò in piedi, bevve un’altra fialetta di liquido trasparente e con gli occhi che brillavano si rivolse al Nano – Non posso lasciarlo andare da solo – accompagnando le parole con un enorme sorriso.
- Bene, se siete tutti cosi convinti… sono proprio curioso di sapere cosa avrà da dire l’Alchimista quando gli riporterò le vostre ossa – commentò il Nano, massaggiandosi il polso e accingendosi a riempire l’enorme borsa delle sue cose.
Pochi minuti dopo la radura era nuovamente immobile, con solo la pioggia a riempirne il vuoto.


"Piove, Regno ladro..."
- Brannigan, brigante della foresta - 

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Con velenosa franchezza,

Archibald Lecter, segretario particolare del Re