martedì 12 febbraio 2013

Circa il Recupero della Principessa... parte 2

(Nota ufficiosa della Segreteria Reale: Bentovnati, cittadini del Vegno! Lasciate che mi pvesenti, sono Vomualdo, pvincipe delle Mavche D'Avgento, uno dei leggendavi possedimenti degli Elfi! Mi è stato chiesto di sostituive il pvecedente banditove, pevché tvoppo logovvoico e quindi potenziamente fastidioso. Sono sicuvo che la mia voce suadente non avvechevà fastidio alcuno alle vostve delicate ovecchie, pevciò bando agli indugi e via con la seconda pavte del nuovo capitolo di PM. E come si dice dalle mie pavti: Enjoy!)

di PM




Procedevano di buon passo nella penombra della Foresta Logorroica. Erano le prime ore del mattino, ed il Falco inspirava con piacere gli odori del sottobosco umido. Era di evidente buon umore, e continuava a giocherellare con le due pistole, facendole roteare, lanciandole e riprendendole con maestria.
“Dovresti fare un po' più attenzione con quei cosi” borbottò l'Orso al suo fianco “lo sai che il Nano non vuole che li usi”
“Il Nano non è qui” rispose con una scrollata di spalle il Falco “e comunque ha detto che non si sarebbe curato dei nostri metodi. E io ho inteso approfittarne” aggiunse con un sorriso malizioso.
“Penso che dovremmo far sparire le nostre tracce, se i briganti ci stanno seguendo...” disse distrattamente l'Orso, mentre tirava fuori dalla bisaccia una manciata di pillole scure, e se le cacciava in bocca avidamente.
Il Falco lo guardò masticare per un lungo momento “Dovresti fare un po' più di attenzione con quelle” lo rimbeccò.
“Sono solo ricostituenti, Falco.. quei tronchi erano pesanti” ribatté l'Orso con voce lievemente contrita.
Anche se non aveva mai assistito ad una completa dimostrazione di forza, e in tutti quegli anni aveva sempre avuto il desiderio insoddisfatto di scoprire fino a che punto poteva spingersi l'Orso, il Falco sapeva benissimo che il gigante avrebbe potuto lanciare alberi anche senza bisogno di ricostituenti.
Continuò a camminare in silenzio, trastullandosi con quel pensiero tanto affascinante quanto pericoloso.
Un improvviso brivido gelido al braccio sinistro lo riportò alla Foresta.
“Affrettiamoci” disse con voce cupa.


Odetta era nascosta vicino al punto da dove aveva sentito arrivare la voce della Principessa. Una scena molto strana le si era presentata davanti, e stava cercando di capire che cosa fosse successo.
Lo scudiero di Von Braun si aggirava per la piccola radura con aria confusa, evidentemente alla ricerca di qualcosa, ignorando palesemente sia Cleofelia, sia il nano che si era caricato la ragazza in spalla. Quest'ultimo era uscito di corsa dai cespugli, aveva preso la Principessa per un braccio e, alle stridule proteste di questa, l'aveva zittita con un colpo allo stomaco, riducendola allo stato di incoscienza in cui si trovava ora. In tutto questo Sven non aveva dato segno di accorgersi di nulla, e si girava in tondo con aria disorientata in volto.
Quando il nano fece per andarsene con la Principessa in spalla, Odetta aveva ormai capito che non avrebbe potuto contare sull'aiuto dello scudiero per salvare la giovane dal mezzuomo.
Era sul punto di uscire dai cespugli per rincorrere quello strano rapitore, quando qualcuno le prese delicatamente la mano. Si voltò di scatto e si trovò faccia a faccia con una maschera di lacca rossa e con due labbra carnose.
“Tu vieni con noi” le sussurrò all'orecchio una dolce voce di donna, e Odetta fece appena in tempo ad abbassare gli occhi sul dorso della mano, segnato da una goccia scarlatta, prima di perdere i sensi.


La Roccia Impaziente segnava il confine più orientale della Foresta Logorroica. Svettava sopra le cime degli alberi per parecchi metri, ed era il primo segno della Foresta che si poteva vedere arrivando dalla Piana Lunga. Era stata messa li, distante un giorno di cavallo da qualsiasi altura, molte Ere prima. In attesa di qualcosa, si diceva. E a volte, si diceva, si muoveva anche. Il Falco si stava chiedendo se quella fosse solo una leggenda, appollaiato su una sporgenza di roccia da cui poteva vedere sia la Piana che la Foresta. Come sempre li sentì arrivare, prima di vederli. Comincio' a scendere verso l'Orso.
“Siete lenti” disse al Nano, che sbucava dal fitto del bosco “ e con un bagaglio più pesante del previsto, a quanto vedo...” aggiunse, indicando Odetta priva di sensi.
Il Nano portava le due ragazze svenute sulle spalle. Arrivato di fronte alla Roccia, con un grugnito le depose sull'erba, e si inginocchiò a riprendere fiato.
“Se la Serpe non avesse deciso di portare anche la serva, non saremmo in ritardo” disse lanciando un'occhiata di sottecchi alla donna “ho bisogno di qualche minuto, e poi potremo riprendere. Devo chiedere all'Alchimista come dobbiamo procedere”
“Ti ho già spiegato perché lei è con noi” sussurrò la Serpe “non è necessario disturbare l'Alchimista”
Il fatto che tu voglia che sia la serva a riportare a casa la Principessa, non rende la cosa necessariamente un buon piano” sbottò il Nano “e soprattutto non rende l’Alchimista necessariamente d'accordo, per cui adesso voi starete qui a controllare queste due mentre io parlo con lui”
Quell'inaspettato cambio di programma incuriosiva molto il Falco “Anche a parer mio lasciare che sia la serva a ricondurre alla reggia la Principessa potrebbe essere la via più semplice. Non possiamo certo limitarci ad entrare nelle sue stanze nottetempo e recapitarla noi stessi, d'altronde” osservò.
“Tu sai bene quale sarebbe la soluzione dell’Alchimista, Nano” intervenne l’Orso “preferisco portare la ragazza a braccia fino alla Capitale piuttosto che seppellirla qui”
Il Nano alzò lo sguardo verso i tre compagni, e lo riabbassò verso le due ragazze distese sull'erba. Il Falco poteva vedere gli intricati meccanismi della mente del mezzuomo riflettersi nel movimento delle rughe del volto.
Non abbiamo tempo per questa discussione” disse infine “Von Braun ci starà già cercando, e di certo non voglio incontrare di nuovo quella creatura con queste due ad intralciarmi. Partiamo subito, e Orso, visto che ci tieni tanto, le porterai tu. Falco vai avanti e controlla la Piana. Serpe, avvertimi appena senti qualcosa, qualsiasi cosa”
L’Orso con un grosso sorriso si chinò e raccolse delicatamente i due corpi inermi, mentre il Falco usciva di corsa nella Piana Lunga.


Odetta si risvegliò sobbalzando. Fece per muoversi, e si accorse di essere legata mani e piedi. Poi si accorse che anche Cleofelia era legata mani e piedi, distesa di fianco a lei. Dopodiché si accorse di essere a un paio di metri da terra, sistemata come un bagaglio sulle spalle di un uomo enorme.
Resistendo al primo impulso di dimenarsi ed urlare, inspirò profondamente e si guardò intorno. Riconobbe il nano che aveva visto nella foresta, e che ora correva a fianco del gigante su cui era stata caricata, e vide anche una donna un paio di metri più indietro, con il viso coperto da una maschera rossa che pensò di riconoscere. Fece per guardarsi il dorso della mano, me le corde erano troppo strette e non riuscì a muoversi.
I tre rapitori correvano in una pianura sconfinata, la Piana Lunga pensò, probabilmente in direzione della Capitale. Cleofelia giaceva di traverso sulla cima del bagaglio del gigante, profondamente addormentata. Odetta si chiese che fare, senza riuscire a darsi una risposta soddisfacente.
“Non fare nulla” le sussurrò qualcuno all'orecchio “non vi faremo alcun male”
Odetta girò la testa a destra e a sinistra, cercando di capire da dove provenisse la voce “Resta calma. Torna a dormire” continuò la voce, che infine pensò di riconoscere. Si girò a guardare la donna dietro di loro, che la stava fissando da dietro la maschera di lacca.


Il Falco si inginocchiò nell'erba alta, scrutando l’orizzonte con sguardo preoccupato. La Piana Lunga continuava a perdita d’occhio, un mare verde interrotto solo da qualche albero solitario. Ma quelli che galoppavano verso di loro eran certamente cavalieri. Si alzò di scatto, ingoiando un paio di pillole, e si diresse verso gli altri. Passo dopo passo sentiva il farmaco fare effetto. La terra sotto i piedi diventava più soffice, le gambe più forti, il corpo più leggero. Ad ogni falcata aumentava di velocità, l’impatto con il terreno provocava familiari fitte di dolore alle ossa. Raggiunse il Nano e gli altri in pochi minuti.
“Abbiamo un problema, Nano” ansimò con le mani sulle ginocchia “una decina di cavalieri sta venendo in questa direzione. Fra non molto saranno abbastanza vicini da vederci”
“Se non vengono da noi, ignoriamoli” suggeri’ l’Orso “se invece decidono di venire qui.. be, se sono solo una decina..”
“No, sono le Spade di Dana” disse il Falco scuotendo la testa “ho visto il vessillo”.
Odetta, che ascoltava dalle spalle dell’Orso, sentì un tuffo al cuore. Le Spade di Dana erano una delle pattuglie dei Bordi del regno, la più famosa, la più valorosa. Il vessillo, il teschio con la corona di ferro, era conosciuto da tutti nella Capitale, e il loro capitano, Dana, era un’eroina amata dalle folle. Forse lei e Cleofelia avevano una speranza di tornare a corte sane e salve.
“Non possiamo scontrarci con la figlia dell’Evocatore del Ferro” grugni il Nano “l’Alchimista non lo permetterebbe mai, su questo non voglio sentire una voce. Serpe, puoi nasconderci tutti?”
“Posso nascondere noi quattro, ma non assicuro nulla per le due ragazze” sussurro’ la donna, avvicinandosi “penso che dovresti portarci tu alle segrete, Nano”
“Maledizione... ho bisogno di tempo per quello” impreco’ lui.
Il Falco guardava immobile in direzione dei cavalieri “Non abbiamo molto tempo, a breve saremo a portata d’occhio”
“Orso, dammi il Sangue della Terra... Serpe, cerca di tenerci nascosti quanto più possibile.. e Falco, tu non fare nulla” ordinò in fretta il Nano gettando a terra il bagaglio. Estrasse il totem dalle vesti e prese la fialetta di colore rosso rubino dalle grandi mani dell’Orso. Dopo qualche attimo di concentrazione, continuò con voce profonda “C’è una Vena poco più avanti, sbrigatevi” esortò il gruppo, ingurgitando il contenuto della fialetta.
Si mossero tutti verso il punto indicato dal Nano.


La vedetta delle Spade fece rapporto al capitano.
“Non c’e nessuno laggiù, Dana, le tracce finiscono in un cerchio nell'erba”
Dana corrugò la fronte. Era sicura di aver visto qualcuno nella pianura di fronte a loro. Era sicura di aver sentito qualcosa. Arrivò nel punto indicato dalla vedetta, dove un cerchio di erba appiattita li guardava con aria di sfida. Non erano tracce vecchie. Qualcuno era stato effettivamente li fino a poco tempo prima. Sperò solo che non fosse chi stavano cercando.
Rialzò lo sguardo in direzione della Roccia Impaziente e diede il segnale di ripartire.


"Incredibile, quelle laggiù sono le Spade di Dana!"

Il Falco al suo ultimo controllo oculistico




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Con velenosa franchezza,

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